, ,

BIOMASSE E NOTIZIE NATURALI

Siamo in un periodo in cui le scelte che riguardano la società composta da tutti noi vengono effettuate, discusse e prese dalla politica spesso malamente delegata dai cittadini e ancor più cieca della realtà dei dai scientifici e obbiettivi, poichè asservita al mercato e non al massimo bene dei cittadini che amministra.
Spesso quindi il popolo si ritrova a combattere il cantiere già in opera, vedi TAV oppure, nel caso specifico, del forse nascente impianto a Biomasse che dovrebbe essere costruito nei pressi dell’Aquila, a cose più o meno “fatte”.
Perciò inizio questo articolo proponendo una relazione inviatami dalla gentilissima professoressa Giuseppina Ranalli, ricercatrice di soluzioni naturali ed esperta in ogm e temi ambientali, che ci spiega cosa sono gli impianti a biomasse e perchè ci vengono proposti come soluzione ottimale, quando forse non lo sono affatto.
Tante nuove bio-tecnologie naturali sono disponibili, tuttavia è compito dei cittadini informarsi e proporle con forza alla propria classe politica.
Una corretta e plurale informazione è alla base di tutto ciò! 

Arco Arcobaleno

**************************************************************************

Il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo

di Giuseppina Ranalli

Si definiscono risorse rinnovabili le risorse naturali che si rinnovano nel tempo e risultano, quindi, disponibili per la sopravvivenza umana pressoché indefinitamente.

Come assioma1  si è assunto che le biomasse sono fonti di energia rinnovabile e non esauribili.

Questa relazione ha la finalità di dimostrare che l’assioma assunto è errato e che in realtà trattasi di un postulato2 inventato unicamente per interessi commerciali.

Sulla base di questo falso assioma, gli impianti per la produzione di energia elettrica, gas metano, o biocombustibili che utilizzano le biomasse sono stati inseriti fra le energie rinnovabili e beneficiano dei finanziamenti per le rinnovabili.

 

Quali sono le caratteristiche di una energia rinnovabile?

 

  1. pareggio di anidride carbonica e dunque minori emissioni rispetto agli impianti tradizionali che utilizzano energia fossile;
  2. disponibilità della fonte perché la biomassa si trova in grande quantità nel nostro territorio mentre le fonti fossili dobbiamo importarle;
  3. indipendenza dalle fonti fossili.

 

Anche senza un particolare approfondimento è del tutto evidente che è impossibile il pareggio di anidride carbonica.

 

Il calcolo sul pareggio si basa sul semplicistico ragionamento che piantumando colture che assorbono 100 di anidride carbonica e bruciando la biomassa corrispondente che emette 100 di anidride carbonica si ha un bilancio neutro in emissioni.

Le colture, nel caso di utilizzo di biomasse vergini, necessitano di energia fossile per:

  1. la preparazione dei terreni (aratura, fresatura);
  2. la messa a dimora delle colture (semina);
  3. il taglio delle colture;
  4. la riduzione in cippato;
  5. il trasporto della biomassa dai terreni all’impianto;
  6. il trasporto delle ceneri.

 

Ma se si utilizzano scarti agricoli, potature, sfalci si riduce il consumo di energia fossile?

 

Non facciamoci ingannare. Questo tipo di biomassa non darà mai un ritorno energetico positivo e, in ogni caso, il materiale dovrà essere trasportato, essiccato con consumo di energia.

Inoltre, togliere materia organica significa privare il terreno di sostanze nutritive, quelle che si produrrebbero in modo del tutto naturale attraverso il compostaggio aerobico. Occorre quindi periodicamente reintegrare il terreno con fertilizzanti chimici. La produzione dei fertilizzanti chimici genera un elevato inquinamento ambientale con rilascio di gas serra.

 

E i prelievi boschivi?

 

I nostri boschi non sono ben tenuti, con una gestione corretta dei prelievi puliamo i boschi così da proteggerli dagli incendi e otterremo energia elettrica.

Dal punto di vista concettuale questo ragionamento ha un senso. Da un punto di vista pratico, soprattutto per chi ama fare camminate nei boschi, qualche perplessità sorge.

I nostri boschi sono per lo più impervi e poco percorribili con mezzi meccanici, il recupero del legname è difficile e costoso.

Il ricorso al legname da prelievi boschivi preoccupa, e non poco, le associazioni ambientaliste a partire dal WWF che temono che l’uso del cippato per usi energetici in campo industriale possa determinare un eccessivo sfruttamento dei boschi esistenti che vanificherebbe il saldo positivo di accumulo di biomassa (e quindi di CO2).

 

In Italia sono oltre 700 gli impianti di biomassa ed è naturale domandarsi quanto sia stata l’incidenza dei prelievi legnosi nei boschi negli ultimi anni.

 

I risultati sono che i prelievi legnosi in Italia sono diminuiti di 1,8 milioni di metri cubi dal 2004 ad oggi (fonte dati: Istat).

 

Tutti, o quasi tutti, gli impianti di biomassa prevedono nel piano di approvvigionamento una quota parte di biomassa proveniente dai prelievi boschivi. Se tale prelievo non si è verificato con cosa è stata sostituita tale biomassa?

 

Dati statistici rivelano che l’import di materiale legnoso in Italia è aumentato:

  • import legale soprattutto dal nord America (fonte: Istat e Fao)
  • import illegale dalle foreste protette (fonte WWF).

 

L’Italia, secondo uno studio del 2012, è il primo importatore nel mondo di legname illegale.

 

Milioni di metri cubi di materiali legnosi viaggiano da oltre oceano consumando energia fossile, pregiata dal punto di vista energetico, per portare in Italia legname a basso rendimento energetico che viene bruciato per produrre energia elettrica il cui rendimento elettrico è del 20%.

 

Riepilogando:

  1. non c’è riduzione nelle emissioni di anidride carbonica, tutt’altro;
  2. non si utilizza una nostra fonte energetica;
  3. non si diventa indipendenti dal punto di vista energetico dall’energia fossile perché essa è necessaria per il funzionamento degli impianti realizzati allo scopo di non utilizzare l’energia fossile.

 

The Economist ha dedicato una pagina ad aprile 2013 a questa follia titolandola “Wood – The fuel of the future- Environment lunacy in Europe” (Legno – Il combustibile del futuro – La follia ambientale in Europa).

 

E come altro potrebbe definirsi questa faccenda?

 

L’assioma, alla prova di fatti, è errato. Se è errato significa che la biomassa non è rinnovabile e se non è rinnovabile significa che gli incentivi sono una truffa ai danni dei cittadini.

 

Ma solo noi ci siamo accorti di questa realtà?

No. Molti scienziati, esperti di settore, ambientalisti, associazioni ambientaliste si sono accorti che la realtà è diversa da quella che percepiamo e nel corso degli anni si sono attivati per segnalare questo enorme problema. C’è chi ha sollevato il problema della CO2, chi il problema dei prelievi legnosi, ma le loro segnalazioni restano lettera morta.

 

Se ne sono occupati, tra l’altro, l’agenzia Europea per l’Ambiente, l’Accademia delle Scienze Leopoldine Tedesca, Leonardo Maugeri, Tim Searchinger, un gruppo di ricercatori thailandesi e statunitensi facenti capo a vari istituti di ricerca e centri universitari, Mario Giampietro ecc..

 

In ultimo è bene ricordare le due lettere inviate alla Commissione per l’energia europea nell’agosto 2013, di una coalizione di oltre 20 associazioni americane, e oltre di 60 scienziati statunitensi che hanno spiegato che la conversione di grandi centrali elettriche a centrali a biomasse, sovvenzionate dall’UE, ha portato ad una crescita esponenziale del consumo di pellet di legno, la cui produzione si sta portando via le foreste della fascia meridionale degli Stati Uniti. Queste vengono abbattute sempre più massicciamente per esportare pellet verso l’Unione Europea. Diversi rapporti dimostrano come questa nuova industria considerata “verde” ha già minacciato preziose foreste e zone umide del Nord Carolina. Secondo diversi studi, inoltre, l’utilizzo dei pellet non abbassa le emissioni di carbonio, soprattutto se si tiene conto degli impatti sulle foreste.

 

In conclusione la scienza emergente punta il dito sulle biomasse ma fermare il processo che si è avviato risulta complicato. Solo osservando tutti i fenomeni collegati è possibile arrivare ad una consapevolezza e conoscenza che ci consentirà di fare le giuste scelte.

___________________________________________________________

(1)Assioma: principio assunto come vero perché evidente.

(2) Postulato: preposizione che non può essere dimostrata.

Riferimenti bibliografici:

http://siqual.istat.it/SIQual;
studio Government Barometer on Illegal logging and Trade 2012″ promosso dal WWF;
Import legname in Italia, tesi di Matteo Favero – Relatore Prof. Davide Pettenella Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali Economia e Politica agraria e Forestale (PD) – L’analisi si basa su dati, spesso disomogenei tra loro, resi disponibili da ISTAT (Coeweb) e FAO (ForesSTAT);
Eu bioenergy potential from a resource-efficiency perspective; http://www.birdlife.org/community/wp-content/uploads/2013/08/US-Forest-Conservation-Group-Letter-to- the-EC-on-Biomass-Energy.pdf.
***********************************************************************

La truffa delle centrali a biomasse

Qui un articolo di Luglio di Samanta di Persio, aquilana, che aggiunge dettagli sull’argomento: http://sdp80.wordpress.com/2013/07/11/la-truffa-delle-centrali-a-biomasse/

Riporto anche un recente sfogo di Alfredo Moroni, Assessore Energia, Opere Pubbliche, Verde Pubblico, Smart City dal titolo: “Non è corretto affrontare il problema in modo strumentale” apparso sul portale del comune dell’Aquila qui: http://www.comune.laquila.gov.it/index.php?id_oggetto=3&id_cat=0&id_doc=2294&id_sez_ori=17&template_ori=3&&gtp=1
che mi risulta sfortunatamente incomprensibile, ma che inserisco per dovere di cronaca, per testimoniare l’aperto e spinoso dibattito in corso sul tema nei palazzi.

Anche il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente pochi giorni fa commentava su facebook della vicenda…..

***********************************************************************

LEGALIZZAZIONE MARIJUANA

Purtroppo non è successo in Italia, ma in Romania, che diventa così il decimo paese dell’Unione Europea ( sic… ) dove è stata legalizzata per scopi curativi.
I pazienti rumeni potranno quindi curarsi malattie come epilessia, sclerosi e cancro con la Marijuana, questa pianta sacra dalle mille virtù, da sempre boicottata dall’elite farmaceutica assetata di malati e business.

Il consumo per scopi ricreativi è ancora proibito (chissà perchè…) e così il possesso in Romania, tuttavia i derivati della pianta come la resina e altre parti possono essere usate.

La Repubblica Ceca, la Francia e l’Olanda sono tra i paesi che hanno legalizzato l’uso dei prodotti medicali a base di canapa.

Dal 1 ottobre in Svizzera invece è stato decriminalizzato il possesso della marijuana!

Chiunque maggiorenne venga trovato con 10 grammi o meno “di droga” non dovrà più apparire in corte e non avrà nessuna iscrizione di reato al proprio casellario giudiziale; i contravventori dovranno pagare una multa di 100 Franchi Svizzeri pari a circa 80€.

Fonte 1 : http://www.huffingtonpost.com/2013/10/05/romania-medical-marijuana-legal_n_4049658.html

Fonte 2 : http://www.huffingtonpost.com/2013/10/03/switzerland-decriminalizes-marijuana_n_4037400.html

TUTTAVIA PER L’ITALIA anche c’è una grossa novità!
UN ERRORE ANSA!!!

Un’ansa del 10-10-2013 che riporta:
“La Commissione Giustizia del Senato ha depenalizzato il reato di chi viola le regole per la coltivazione della Cannabis. E’ stato approvato infatti un emendamento al provvedimento sulle pene non detentive a firma di Giuseppe Lumia che trasforma in illecito amministrativo la violazione delle prescrizioni per la coltivazione della Marijuana.”

http://ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2013/10/10/galera-chi-coltiva-marijuana_9440266.html

Tuttavia sul sito-blog di S.E.L. è apparso pochi giorni dopo la rettifica:

Abbaglio dell’ANSA sulla coltivazione di Cannabis, ma SEL va avanti

Dove si smentisce la notizia lanciata dall’agenzia ma si ribadisce che :

Nonostante ciò, l’equivoca e imprecisa notizia ha generato enorme fermento in rete, con accese discussioni nei blog a tema, segno evidente di quanto sia vivo e sentito nella società l’argomento “diritto all’autocoltivazione di cannabis” che riguarda milioni di cittadini e cittadine nel nostro paese.
Un segnale evidente dell’ennesimo treno perso per quel partito, il PD, che si autodefinisce democratico e di sinistra ma risulta a ogni occasione disattento ai più elementari diritti civili. Non riconoscendo il diritto di cittadinanza di quella vasta comunità di consumatori e consumatrici che decidono di utilizzare la Cannabis per scopi ludici e terapeutici, rischiando la galera grazie a una legge, la Fini/Giovanardi, che ben due corti, la Terza Sezione d’Appello di Roma e una corte di Cassazione hanno giudicato di dubbia costituzionalità rinviandola alla Consulta per un parere di cui siamo in attesa.

Nel frattempo il disegno di legge Farina sulla regolamentazione della coltivazione domestica della Cannabis ha iniziato il suo iter alla Camera e la prossima settimana dovrebbero iniziare le audizioni. Inoltre sono state pochi giorni fa depositate le 50.000 firme per le tre leggi di iniziativa popolare su carcere, tortura e depenalizzazione della Cannabis promosse da 3 Leggi, un ampissimo cartello di associazioni.

Il sostegno della sezione italiana della rete mondiale della Million Marijuana March a queste due iniziative non può mancare; tuttavia, nulla di buono ci attendiamo da questo governo delle larghe intese, consapevoli di vivere nel paese dove hanno sede la Mafia, la Camorra, la ‘Ndrangeta e la Sacra Corona Unita.

Articolo completo qui:
http://selmade.it/abbaglio-dellansa-sulla-coltivazione-di-cannabis-ma-sel-va-avanti/

Mi domando solo quando finirà questa enorme ipocrisia di uno stato di cartapesta che impone limiti ai propri cittadini, al solo scopo di tenerli schiavi con proibizioni e lo spauracchio delle multe.
A tal proposito ricordo che lo stato Italia SPA è una finzione giuridica PIGNORATA da OPPT (vedi articoli precedenti nel blog) e che nessun ufficiale è in diritto di esercitare la funzione in nome di tale entità su un individuo sovrano.
L’ufficiale può esercitarla solo previo nostro consenso, restando in onore, quindi facendo la multa perchè noi riconosciamo volontariamente la sua autorità e accettiamo l’inquisizione, oppure con la forza, agendo decisamente in disonore: in questo caso il karma prima o poi agirà per riequilibrare il torto.
Ufficiale avvisato…

Vi segnalo inoltre l’episodio n.24 del podcast Sentieri Di Vita che parla proprio della marijuana approfonditamente.
Clicca QUI per scaricare l’episodio in mp3.

PODCAST 2013 from 24 on

***********************************************************************

PIANTE CHE CURANO

Ed ora un bel video sulle PIANTE CHE CURANO, segnalato dall’attentissima Marina.
In questo video-documentario, che è tratto da una esperienza diretta, possiamo vedere molte piante che danno molto fastidio all’industria farmaceutica poichè rappresentano rimedi naturali.
Un bel documentario che merita la visione: non si può più non sapere!
Inoltre questo momento “tornare alla terra” con nuove tecnologie e consapevolezze può anche essere una buona occasione di business, non solo potenzialmente remunerativo ma anche eticamente compatibile poichè finalizzato alle cure senza chimica.

***********************************************************************

Ho lasciato per ultimo questo articolo apparso su Voci Dalla Strada poichè
certamente la Monsanto è l’antitesi della natura, tuttavia mi sento di segnalare ed inserire ulteriori notizie comunque attinenti e possibilmente utili per connettere ulteriori punti.

http://www.vocidallastrada.com/2013/09/come-monsanto-avvelena-il-mondo-da.html?spref=fb

COME MONSANTO AVVELENA IL MONDO DA OLTRE 100 ANNI

Il gigante degli OGM Monsanto questa settimana ha paralizzato la sua richiesta all’UE di approvare i “nuovi progressi tecnologici”, ma questo non significa che gli europei non devono temere per la loro salute.

 

Oggi il nome Monsanto è associato principalmente agli OGM (organismi geneticamente modificati), ma uno sguardo alla storia della società mostra che il suo lavoro è stato collegato con aree molto diverse. Gli effetti di questo lavoro si fanno ancora sentire in tutto il mondo e in alcuni casi la scienza ha già dimostrano che hanno conseguenze estremamente dannose per l’ambiente e per la salute umana.

 

Articolo completo qui: http://www.vocidallastrada.com/2013/09/come-monsanto-avvelena-il-mondo-da.html?spref=fb

Come sempre GRAZIE per essere arrivati fino in fondo!
Emanuele Nusca

print

7 commenti
  1. Emanuele Nusca
    Emanuele Nusca dice:

    Grazie Enrico della puntuale spiegazioni, spero che i tecnici prendano atto e verifichino i dati di produzione delle nuove centrali da te proposte.
    Sono molto d’accordo con gli ultimi 2 paragrafi.

    In definitiva è importante che la popolazione e la politica sia messa a conoscenza di TUTTE LE ALTERNATIVE POSSIBILI e che vengano prese DECISIONI rispettando la volontà locale che va di pari passo con il FABBISOGNO E LE REALI NECESSITA’ LOCALI, insomma l’imprenditoria deve essere anche locale per funzionare sulle energie.
    Se un comune ha bacini idrici userà l’acqua, un’altro immerso nella foresta magari le biomasse e chi ha il mare le maree e magari il vento… questo senza tener presente tutti i progetti ancor più innovativi di free energy che stanno per esplodere…

    Insomma, per quello che credo fermamente la scarsità energetica è roba passata!

  2. Enrico Frassinetti
    Enrico Frassinetti dice:

    Buongiorno Giuseppina.

    Siamo sempre alle solite!
    Tutti i dati riportati da tali studi, si fondano su tecnologia obsoleta a combustione diretta, con fortissima percentuale inquinante, e se si continua a confrontare questa tecnica e se ne esclude quest’altra non si potrà mai arrivare ad una valutazione oggettiva.

    “La pirolisi (o piroscissione) è un processo di decomposizione termochimica di materiali organici, ottenuto mediante l’applicazione di calore e in completa assenza di un agente ossidante (normalmente ossigeno).[1] In pratica, se si riscalda il materiale in presenza di ossigeno avviene una combustione che genera calore e produce composti gassosi ossidati; effettuando invece lo stesso riscaldamento in condizioni anaerobiche (totale assenza di ossigeno), il materiale subisce la scissione dei legami chimici originari con formazione di molecole più semplici. Il calore fornito nel processo di pirolisi viene quindi utilizzato per scindere i legami chimici, attuando quella che viene definita omolisi termicamente indotta.”

    E’ un pò come voler confondere l’oro con l’ottone, quindi se vogliamo essere totalmente obiettivi il punto di partenza dovrebbe essere lo stesso.

    Quello della combustione ad effetti pirolisi!

    Inoltre e non meno importante è da confrontare i tipi di energia prodotti e come vengono usati nella politica commerciale della logistica di produzione e di quella di distribuzione.
    Qui parliamo anche di portata calorica, che ovviamente, quella derivante da biomassa è sicuramente minore, se confrontata con quella fossile.
    Ma la questione da affrontare è:
    Quale altra materia prima, offre la produzione di due tipi di energia contemporaneamente?
    Con questo sistema pirolitico si genera sia il gas che quella elettrica.
    Quindi il potere calorico, non assumerebbe un’ importanza così rilevante con una visione globale dell’insieme, se poi non serve nemmeno per giustificare impianti da 10 megawatt.

    Con un sistema distributivo delocalizzato, si potranno ottenere risultati economici molto più incisivi e profittevoli.
    Il degrado ambientale tramite il vecchio tipo di produzione, sarebbe eliminato alla radice e si metterebbe a tacere così, le opposizioni degli ambientalisti rimasti indietro di valutazioni macroeconomiche.

    Che bisogno c’è di finanziare i costi di un mega impianto centrale dove i costi di approvvigionamento della materia prima sarebbero talmente elevati da rendere inutile l’usufrutto della Biomassa?
    Che rendimento economico può offritre una tale soluzione, se poi la distribuzione dell’energia ricavata ha poi necessità di utilizzare la vecchia rete con Kilometrici percorsi fatti?

    A queste domande viene in loro risposta la logistica della collocazione degli impianti!
    Se noi anziche posizionare un mega impianto ne costruissimo di più piccoli sfruttando una rete totalmente nuova e consona alle popolazioni circostanti con cabine più piccole, non si risparmierebbe?

    Con questa logistica applicata, si abbattono gli enormi costi di trasporto della biomassa, producendo l’energia in loco, e con cabine piccole, la distribuzione nei centri abitati verrebbe resa più economicamente più proporzionale poichè messa a regime tra domanda ed offerta che lo stesso ambiente di produzione proporrebbe.
    Laddove esistesse meno domanda i microimpianti da biomassa sono la soluzione più saggia da andare ad adottare per mettere a regime la cioclicità dell’ecosistema razionalizzando molto di più l’estrazione del legname.
    Dal 2006 al 2013 gli studi fatti sulla capacità di estrazione della biomassa, sono stati ulteriormente approfonditi tramite questo programma forestale. http://www.robinwoodplus.eu/ e per gli anni 2014/2020 lo sviluppo di questi studi stanno portando alla realizzazione di Ecovillaggi inseriti in tali ambiti, che sono offerti per l’integrazione sociale dell’immigrazione.

    Perdonami se insisto sulla validità di cui godono questi studi che sono molto più accurati di qualche agronomo che attinge da dati istat che sono ormai obsoleti nel loro insieme.

    Inoltre, si fa l’errore di pensare che solo con un tipo di energia che sia derivante dalle rinnovabili, ma presa singolarmente dovrebbe soddisfare il fabbisogno nazionale.
    Qui bisogna adottare un sistema globale che prenda sempre in considerazione il fabbisogno delocalizzato, con molti microimpianti poichè ogni terrirorio differenzia la capacità produttiva da regione a regione, dove ad esempio, in una gira più vento ed è totalmente assente la generazione forestale e in una zona dove abbondano i fiumi, quella generata idricamente, supererebbe quella solare.
    Dobbiamo vedere TUTTE le rinnovabili come diverse soluzioni integrate fra loro al fine di soddsfare il !00%, producendola con tutte le risorse e tecnologie disponibili, con il chiaro obiettivo di eliminare l’importazione selvaggia, solo pe mantenere salsi i rapporti commerciali con l’estero.

    L’italia, con tutte le risorse idriche, di vento, e di generazione forestale, per il quantitavo differenziato di produzione delle materie prime che ha, non solo potrebbe essere indipendente energitamente ma potrebbe essere lei a esportare energia in quantità immani.
    Dobbiamo quindi prendere la questione sotto un’ottica diversa dove la logica aziendale di abbattimento dei costi, deve viaggiare in base ad una deframmentazione produttiva che tenga in considerazione tutte queste variabili.

  3. Giuseppina
    Giuseppina dice:

    Le mie riflessioni nascono dall’analisi statistica di dati che per brevità riassumo:
    1) diminuzione dei prelievi legnosi nei boschi italiani (fonte dati Istat);
    2) aumento dell’import di materiale legnosi (fonte dati FAO e Istat);
    3) l’Italia è il primo Paese nel mondo per l’import di legname illegale (report WWF).

    Non ho molto da aggiungere se non ribadire che, contrariamente a quanto si sostiene, non utilizziamo una fonte energetica nostra perché i dati dimostrano che importiamo la biomassa.
    Non c’è pareggio di CO2 perché milioni di metri cubi di legname provenienti da ogni parte del mondo rilasciano una gran quantità di CO2. Si abbattono, inoltre, alberi di 60-80-100 anni e oltre che non potranno più assorbire e stoccare l’anidride carbonica (questo è l’ulteriore motivo per cui c’è un significativo aumento di anidride carbonica).
    Gli impianti a biomassa non ci rendono liberi dall’energia fossile perché nell’intero ciclo di vita necessitano di energia fossile: lavorazione delle colture, prelievo, trinciatura, scarico delle ceneri.
    Enrico, se non riesci a trovare alcune informazioni puoi chiedermele direttamente (mi invii una email). Il confronto è possibile solo se si parte dalla medesima base di conoscenza altrimenti la discussione perde di significato e diventa una specie di tifoseria fra due persone. Mi ha colpito, invece, la tua riflessione, circa la possibilità che possa esserci un condizionamento da parte delle compagnie petrolifere che ostacolerebbero tale processo per un vantaggio personale.
    E’ sempre positivo chiedersi “cui bono?”.
    Anche io me lo sono chiesto per le biomasse e le risposte che ho trovato sono:
    1) General Electric, una grande multinazionale Statunitense, che produce gli impianti (non so se altre multinazionali producono impianti, non ho trovato altro);
    2) le grandi compagnie di legname Canadesi e Statunitensi che commercializzano in legname;
    3) le mafie internazionali che sfruttano il lavoro nero per distruggere foreste che sono patrimonio della collettività.

    In rete puoi trovare interessanti articoli di Mario Giampietro (ingegnere chimico) che solleva un interessante quanto riscontrabile limite di potenza delle biomasse. Anche Leonardo Maugeri solleva la medesima questione ma poiché è accusato di essere pro-petrolio, anche se a parer mio è uno dei pochi esperti in energia degni di questo nome, ho calcolato la potenza elettrica massima ottenibile con l’ipotesi di utilizzare tutto il terreno utile d’Italia per produrre biomassa e confermo quanto loro asseriscono. Anche utilizzando tutti i terreni disponibili d’Italia con le biomasse riusciremo solo a sostituire il 10% del fabbisogno energetico. Va da sé che il calcolo è puramente teorico, verosimilmente è possibile sostituire solo il 2-3% del fabbisogno energetico.
    Anche in questo caso i dati statistici confermano le affermazioni degli esperti. In Italia dal 2003 (anche se la prima norma risale agli anni ’90 ma gli incentivi non erano appetibili) sono stati realizzati oltre 1000 impianti che producono poco più di un 1GW di potenza (pari allo 0,83% del nostro fabbisogno energetico).
    Polemiche, fumi, ceneri, calore immesso nell’atmosfera (l’80% che non può essere trasformato in energia elettrica), CO2, alberi ad alto fusto distrutti per un misero 0,83%.
    Spesso mi chiedo, ma di cosa stiamo discutendo?

    Aggiungo altri link utili:
    http://www.fern.org/sites/fern.org/files/US%20Forest%20Conservation%20Group%20Letter.pdf
    http://www.energyjustice.net/content/study-permanent-increase-atmospheric-co2-biomass-energy-biomass-monitor
    http://www.economist.com/news/business/21575771-environmental-lunacy-europe-fuel-future
    http://qualenergia.it/sites/default/files/articolo-doc/201207_Stellungnahme_Bioenergie_kurz_de_en_final.pdf (dopo pag. 30 è in inglese)

  4. Enrico Frassinetti
    Enrico Frassinetti dice:

    Carissimo Emanuele.

    Rimango in attesa di potermi confrontare con lei, seriamente e con tanto di studi al proprio seguito da rendere pubblici e non solo dichiarati e conclamati certi e sicuri.

    Quì giochiamo a carte scoperte ed IO sono uno dei giocatori fra i più discussi del settore.

  5. Enrico Frassinetti
    Enrico Frassinetti dice:

    Direi che è alquanto fuorviante la tesi sollevata sulla questione BIOMASSA.
    Sono da considerare sempre a 360° le soluzioni tecnologiche proposte, informando e non disinformando, sulle metodologie di combustione che tali impianti offrono e vengono ad essere utilizzati.
    Sono fortemente contrario a questa superficiale analisi fatta sull’inquinamento dell’intero asset, od assioma come lo si vorrebbe chiamare, poichè ci sono impianti di combustione della biomassa ad effetto pirolisi, che non producono nessun impatto sull’ambiente di anidride carbonica, che non solo per una piccolissima percentuale velocemente e facilmente riassorbibile dall’ecosistema. (qui si parla di un 3%-4% max).
    Pareggiare l’utilizzo della biomassa per generare combustione secca ad un sicuro effetto di inquinamento pari al 100% e’ vergognosamente fuorviante, e genera una visione totalmente distorta sulla questione sollevata.
    Detrarre per mettere in cattiva luce questa soluzione, prende più forma come un tentativo di voler evitare il suo sviluppo, per mantenere attivo un altro genere di produzione come essere quello dei fossili (petrolio).
    E’ la storia vecchia che si ripete all’infinito, quando un qualcosa di nuovo, genera un conflitto economico che minaccia profitti certi ed ormai conclamati ma perseguiti solo dal sistema del vecchio paradigma, gettandone effetti illusori di degrado ambientale FALSAMENTE e fortemente DISCUTIBILI.

    Pertanto, diventa INDISPENSABILE dimostrare democraticamente che un tale disastroso effetto dichiarato, sia realmente vero.
    Fare terrorismo mediatico, ambientalmente gratuito, senza però portare studi scientifici ed accurati su tutto il sistema proposto, che la raccolta di biomassa prevede essere possibile come perfetta soluzione di sviluppo economico, sociale, ed energetico, diventa il punto focale della questione stessa, dal dover essere presa in considerazione.
    La produzione di energia termica ed elettrica derivante da biomassa, è una risorsa praticamente inesauribile se è ciclicamente gestita correttamente con una seria programmazione forestale (PFR).

    Sparare a zero su questa soluzione, evidenziando SOLO e FALSAMENTE, sedicenti effetti di inquinamento che un tale processo offrirebbe, è un colpo basso che rasenta la volontà di affossarne invece i benefici derivante dalla sua realizzazione e sviluppo.

    Essendo io uno fra i principali soggetti che sostengono questa soluzione, in un ambito di considerazione globale (assetto e manutenzione idrogeologico-ambientale, gestione dell’arredo urbano, combustione della biomassa, produzione di posti di lavoro, integrazione sociale etc etc) , vederla così superficialmente considerata dannosa, ritengo che siano da contrastare apertamente i propositori di questa ERRONEA e quanto mai FALSA informazione, che viene data in pasto alla collettività che, per ignoranza accetta, senza poi approfondire interamente la soluzione proposta con le nuove tecnologie all’avanguardia (che poi tanto nuove non sono), lasciando che i disinformatori di turno facciano la loro attività di boicottaggio mediatico.

    V’è inoltre un’altro tentativo di far apparire dannosa, l’intera filiera della piattaforma della raccolta della biomassa, impostata sotto il profilo commerciale, facendola apparire molto costosa e quindi antieconomica.

    Sono promotore da molti anni di questa soluzione energetica alternativa, quindi ne conosco profondamente, costi, realizzi, ed impatti sull’ambiente e vedere questa analisi fatta dai detrattori ambientalisti cosi superficialmente, lascia l’amaro in bocca a chi seriamente la vorrebbe considerare come una possibile alternativa logica e razionale per un sano sviluppo sociale ed economico.

    Mischiare poi così superficialmente commercio ed ambiente, senza dettagliare profondamente le applicazioni di un business plan di contrasto convincente, diventa banale ed assolutamente impossibile che venga considerato antieconomico, soltanto perchè la raccolta della biomassa sia da fare dentro ad un cantiere dai costi elevati ma spaventosi.
    E’ errato considerarlo tale, poichè ogni progettazione finanziaria viene sempre sostenuta da valutazioni di ricavi e costi, che sono tradotti in questo caso, dalla differenziazione del bene prodotto e come esso viene estratto dalla sua fonte e poi collocato sul mercato.

    L’analisi dei costi di un processo produttivo dipende esclusivamente da un bilancio tra venduto ed estratto.
    L’analisi dei profitti dipende dalla concertazione tra le vendite fatte, e dal risparmio che ne deriva confrontandola con i sistemi tradizionalmente utilizzati.

    Usare ad esempio, l’energia idrica per produrre energia elettrica, potrebbe risultare essere gratuita, ma non è sufficiente a garantire il fabbisogno.
    Usare il vento per lo stesso motivo, recenti studi hanno dimostrato che è possibile produrne sì ma al di sotto dello stesso.
    Usare il sole sempre per lo stesso motivo, anche quì in questo caso produce effetti discontinui di approvvigionamento.

    Una soluzione che possa offrire le caratteristiche che globalmente richiede diversi fabbisogni nazionali messi insieme, è propio la raccolta della biomassa, poichè va ad incidere nell’intero sistema della filiera produttiva, con molti fattori macroeconomici in contemporanea applicazione, positivi.

    Alcuni fra i più importanti fattori sono:

    -Creazione di molti posti di lavoro (assente negli altri sistemi)
    -Creazione di manutenzione dell’assetto idrogeologico (con potatura e non disboscamento selvaggio)
    -Creazione contemporanea di due tipologie di energie diverse, quella termica e quella elettrica (assente negli altri sistemi).

    In sostegno di questo processo di sviluppo economico ambientale, già avviato da tempo, sono disponibili informazioni serie sull’argomento.

    http://www.robinwoodplus.eu/

    • Emanuele Nusca
      Emanuele Nusca dice:

      Caro Enrico, sono sicuro che “in medio stat virtus”.
      Giuseppina ha riportato parecchi studi e fonti nella sua ricerca, tuttavia spero interverrà in risposta alle tue argomentazioni.
      Sarei contento se ne nascesse un dibattito evoluto con il solo scopo di ricercare la verità più attendibile.
      Sono sicuro che in alcune zone del mondo questo genere di impianti possa essere vantaggioso, tuttavia sappiamo bene che spesso la scelta tecnologica non avviene per il miglior impianto cioè il più rispondente alle necessità del luogo, ma avviene secondo le perverse logiche di mercato.
      In definitiva credo che ad oggi 2013 i problemi sia energetici che di smaltimento e/o riciclo dei rifiuti, siano tutti ampiamente risolvibili, sono necessari comunque tavoli locali che, una volta vagliate TUTTE le alternative possibili e tecnologicamente avanzate, scelgano le migliori per la propria comunità.
      Grazie,
      Emanuele

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento